L’ironia di un rimprovero - Lc 10,38-42 |
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò.
Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi.
Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».
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una donna |
Strano è questo racconto che solo Luca conosce, più che un episodio sembra stia iniziando una parabola i cui protagonisti emergono come al solito da una situazione di anonimato: un villaggio, una donna; anche i discepoli che erano in cammino spariscono dalla scena. Luca aveva lasciato il dottore della legge con l’affermazione «Va' e anche tu fa' così» (Lc 10,37) ed ancora aleggia la sua domanda: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?» (Lc 10,25).
L’ambito è quello della comunità cristiana che si sta ancora interrogando ce lo rivela il termine Kyrios (Signore), in pochi versetti lo troviamo tre volte (cfr At 6,1-6: l’istituzione della diaconia).
Al di là del fatto concreto, quello che è interessante è come Luca lo racconta. |
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Marta |
Marta sembra essere la protagonista del racconto, donna piena di iniziativa, capacità, generosa, sa spendersi per gli altri. È lei che accoglie Gesù nella sua casa, che si dà da fare nelle faccende perché l’accoglienza sia la migliore possibile; ha la forza di rimproverare la sorella addirittura pretendere che sia il suo ospite a metterla in riga.
Maria, invece sta seduta semplicemente ascoltando; l’atteggiamento è quella della discepola con il Maestro, per le consuetudini per nulla conveniente, forse provocante.
Queste due donne incarnano in qualche modo lo spirito d’Israele, da una parte l’ansia di fare per ereditare la vita eterna che la religione della tradizione aveva addossato al popolo, dall’altra il bisogno di rispondere all’invito di Dio: Shemà Yisrael - Ascolta Israele (Dt 6,4). «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?» (Lc 10,26).
Sotto sotto c’è anche la questione femminile, tra i rabbini del tempo c’era l’opinione che piuttosto che affidare ad una donna la Thorà era meglio darle fuoco; Giovanni ci fa conoscere questa mentalità dalla perplessità dei discepoli che si meravigliavano che parlasse con una donna (Gv 4,27). Gesù sta ribaltando le convenzioni sociali dell’epoca: si lascia accogliere dalle donne, colloquia con loro, ammette una donna al suo insegnamento. Già Luca aveva accennato al gruppo di donne che li servivano con i loro beni (Lc 8,3). |
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tu ti affanni |
L'intervento di Marta ha i connotati di un atteggiamento legato alla tradizione, non è ammissibile che una donna si distolga dalle faccende di casa, Marta vorrebbe che Gesù la rinviasse al ruolo riservato alle donne dalla consuetudine perché non capisce, non vede la novità, preferisce la sicurezza che la tradizione offre.
Nel rimprovero di Gesù dovremmo cogliere due aspetti conditi con un tocco di ironia.
La prima annotazione sono le molte cose che procurano agitazione e affanno che si contrappongono a una cosa sola che invece è necessaria. Come diciamo noi il troppo stroppia, a volte affoghiamo la vita in mille troppe faccende da perdere il senso dell’essenzialità, le cose prendono il sopravvento sulle persone e le relazioni sono sacrificate dall’abbondanza di strutture, le regole sommergono la buona volontà e la verità è annebbiata dalle convenzioni. Così in Marta si insinua una punta di collera e la divisione dalla sorella.
Il secondo aspetto è la parte migliore che Maria ha scelto; letteralmente Ten agaten merida è la porzione buona senza un termine di paragone. In questa espressione si nascondono diversi significati: Ten agaten è in Luca anche la terra, quella buona (Lc 8,8) in cui cade il seme che produce cento volte tanto; nell’antico testamento Meris è la porzione di eredità, la porzione di terra che spetta ad ogni tribù dove finalmente esercitare la libertà. Maria pare aver scelto la liberazione che la porzione buona gli offre. Potremmo cogliere la sottile ironia nel momento in cui Marta sta preparando la tavola, Maria si è già servita della porzione (nel senso del cibo) buona. Alla divisione tra le molte cose sceglie una cosa sola, l’essenziale, alla agitazione la tranquilla mitezza, alla collera la pace del cuore, alla sicurezza delle regole l’avventura della discepola. |
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